Quando ci sia occupa di impermeabilizzazioni ed in particolare di quelle degli ambiti interrati è fondamentale possedere una ricca esperienza relativamente alle problematiche legate alla presenza di acqua nei terreni ed alla sua capacità di interessare qualsiasi parte della struttura.
Nel momento in cui ci si pone di fronte all’esigenza di progettare opere interrate profonde o comunque di dimensioni ragguardevoli, ci si deve porre nell’ottica della totale integrazione con il contesto idrogeologico in cui si viene ad operare.
Partendo da questo assunto condivisibile in termini ambientali e di conseguenza tra opere da realizzarsi ed investimenti da sostenere, a fronte di un transitorio cantieristico importante per gli influssi che questo può avere con l’edificato esistente e con l’urbanistica (es. viabilità, impianti ecc.) della zona, si giunge alla necessità di considerare ogni singola attività da un punto di vista generale ponendola in corrispondenza con ogni altra opera precedente e successiva, necessaria alla costruzione in itinere.
Risulta quindi opportuno progettare ogni attività considerandone le implicazioni tecnologiche sia nei confronti dei risultati attesi che per la congruenza con altre opere da realizzarsi.
A fronte di questo punto di vista si perviene alla convinzione della necessità di dover progettare in modo compiuto anche l’opera di impermeabilizzazione che, mentre da una parte rappresenta una piccola aliquota dell’investimento, dall’altra determina la fruibilità del bene e può concorrere alla sua durabilità nel tempo.
E’ possibile prevedere e risolvere gran parte delle problematiche causate dalla presenza della falda in fase di progetto, poiché spesso queste sono legate a situazioni tipiche che si ripetono durante l’esecuzione delle opere.
Procedendo per ordine possiamo considerare la qualità dei calcestruzzi come principale causa delle problematiche legate all’acqua.
L’importanza della progettazione
L’impermeabilizzazione può essere vista infatti come presidio agli stessi senza dimenticare che, in presenza di falda, risulta essenziale che tutte le strutture interrate, quindi oggetto di intervento, debbano essere progettate dall’Ingegnere Strutturista in maniera da risultare, a meno di giunti opportunamente presidiati, continue (es. platea e muri di fondazione in cemento armato) ed idonee alle spinte idrauliche cui saranno soggette.
Oltre alla qualità dei calcestruzzi occorre inoltre tenere presente che getti consecutivi e non contemporanei generano di solito delle microporosità tra gli stessi.
Microporosità che vengono immediatamente individuate dalle acque di falda soprattutto nel lungo termine e “sfruttate” per poter penetrare all’interno dei getti.
Strutturalmente poi possono, come anticipato, essere presenti giunti di diversa ampiezza e che se non opportunamente sigillati possono rappresentare degli importanti punti di venuta, tali da poter impedire addirittura la fruibilità del manufatto.
Risulta inoltre necessario considerare l’edificio non come “corpo isolato” ed a “se stante” ma come manufatto che interagisce con l’ambiente circostante in particolare attraverso una serie di “corpi passanti” (es. cavi, tubazione ecc.) che possono altresì rappresentare seri punti di infiltrazione se non correttamente presidiati.
La progettazione dell’impermeabilizzazione e quindi la scelta del sistema impermeabilizzante più opportuno, sistema inteso come sinergia tra tecnologie afferenti alla stessa finalità, non dovrebbe prescindere dall’analisi di ciascuno di questi aspetti.
Così come non può non tenere conto delle modalità realizzative del manufatto stesso (es. scavo a scarpata, presenza di opere provvisionali, realizzazione di tipo bottom-up o top-down, presenza di pali sotto la zattera di fondazione, etc.).
I sistemi in completa adesione
A tal proposito l’adozione di opportuni sistemi di impermeabilizzazione in completa adesione (che quindi impediscano l’eventuale trasmigrazione interfacciale dell’acqua tra materiale impermeabilizzante applicato sul calcestruzzo e la struttura stessa e quindi consentano la riparabilità del sistema) accoppiati a sistemi “attivi”, cioè in grado di reagire a sollecitazioni sigillando forature e tagli (consentendone peraltro una facile gestione in fase di installazione e minimizzando così le possibilità di errore da parte dell’operatore) potrà consentire una più serena gestione delle fasi cantieristiche e delle fasi di esercizio.
Soprattutto laddove poi suddetti sistemi risultino autonomamente in grado di fare “da ponte” (CBA – Crack Bridging Ability) alle micro fessurazioni postume che sappiamo potersi verificare nelle strutture in cemento armato a seguito dei fenomeni di ritiro del calcestruzzi.
Tutto questo può rendere superfluo, laddove non sia espressamente raccomandato da norme e codici di pratica (es. BS 8102 2009 – UK) la possibilità di “accoppiare” ulteriori sistemi di impermeabilizzazione o di smaltimento delle acque, al fine del raggiungimento della “tenuta” desiderata in funzione della destinazione d’uso.