Se dal punto di vista delle nuove costruzioni varie sono le tematiche che devono considerarsi per definire il “pacchetto tetto” nel suo insieme, quando ci si approccia ad un edificio esistente si innescano altri elementi di difficile definizione per la variabilità di materiali e di stratigrafie esistenti che ci si può trovare ad affrontare.
Sul “nuovo” si devono studiare giunti di movimento, stratigrafia, pendenze e scarichi, mentre su una struttura esistente si deve analizzare, al limite con saggi puntuali in prossimità di scarichi e della mezzaria, la reale composizione della copertura.
In primis, si deve valutare con attenzione la stabilità del supporto, quale che sia quello definito come interfaccia su cui partire con il nuovo trattamento, e la presenza di vecchi sistemi impermeabili che possono creare vasche di condensazione per l’umidità o by-pass del trattamento che si andrebbe a realizzare.
Il degrado ed il distacco del supporto esistente o della finitura possono essere risolti con idonei ripristini, anche solo puntuali, effettuati con cicli di malte premiscelate in grado di lavorare anche in spessori ridotti e con modulo elastico e stabilità compatibili con gli elementi costruttivi su cui vengono applicati.
In tal senso frontalini di balconi e parapetti possono richiedere, spesso, un trattamento completo, partendo dal ripristino delle armature ossidate, passivandole fino alla ricostruzione del copriferro ed alla protezione finale, specialmente nei punti di sgocciolatoio o di spigolo normalmente più esposti al degrado.
Quanto sopra è naturalmente impostato dal punto di vista di un intervento che riesca ad evitare demolizioni dell’esistente, sia per i costi che per il disagio arrecato da tali lavorazioni, e che possa configurarsi come risolutivo in bassi spessori, in modo da risultare congruente con soglie e scarichi già presenti.
Tali tecnologie esistono e sono a disposizione da decenni, risultando anche rispettose dell’ambiente proprio a fronte della mancata creazione di impatto ambientale per l’assenza di demolizioni.
Naturalmente, per poter intervenire senza demolire l’esistente, si deve disporre di sistemi impermeabilizzanti integrati che abbiano adesività su vari supporti (ndr: massetti cementizi, ceramiche, lattonerie…), CBA idonea a non pregiudicare la stabilità e continuità del manto, compatibilità chimica con tutti i collanti a norme CE per posa in esterno, onde poter rivestire direttamente il manto impermeabile con la nuova pavimentazione, attraverso idonea applicazione a colla, senza necessità di realizzare un nuovo massetto, con conseguenti problemi di spessori e pesi non sempre compatibili con le necessità di intervento senza demolizione.
Stratigrafie tipiche per le varie casistiche.