Varie sono le tipologie di “finitura” che possono incontrarsi, in funzione delle esigenze specifiche di progettazione e committenza, con ovvie differenziazioni nelle caratteristiche prestazionali richieste al pacchetto.
In generale, vige la necessità di garantire la stabilità dell’insieme di tecnologie differenti, abbinata a quella di garantire la libertà di movimento di materiali con comportamenti decisamente diversi dal punto di vista termico e dinamico.
Laddove ci sia presenza di un pacchetto costruttivo formato da elementi coibentanti e impermeabilizzazione che assicuri soprattutto la carrabilità della finitura, essenziale appare il valore della resistenza a schiacciamento dei materiali isolanti e dei massetti per non incorrere in sgradevoli assestamenti, specie in concomitanza con usi promiscui commerciale/civile.
Lo strato finale dovrà, inoltre, essere idoneo a sopportare abrasione e sollecitazioni tipiche per queste tipologie di utilizzo.
Le valutazioni di resistenza meccanica e stabilità di ogni singolo elemento e del pacchetto completo sono fattori da considerare fin dall’inizio dell’iter progettuale.
La semplice pedonabilità richiede, naturalmente, prestazioni inferiori e può facilmente ottenersi con rivestimenti ceramici posti a chiusura del pacchetto di copertura.
Nella realizzazione di giardini pensili, oltre all’impermeabilità, è da considerare anche l’aspetto di drenaggio sufficiente ad evitare ristagni d’acqua dannosi alla vegetazione e la resistenza meccanica o chimica all’azione delle radici, in caso di piante o cespugli, che possono deteriorare il manto impermeabile.
Il livello di acqua raggiungibile all’interno e sopra il terreno di riporto suggerisce la realizzazione di un risvolto impermeabile che arrivi ben al di sopra di tali quote, onde evitare by-pass in concomitanza di grossi eventi meteorici.
Se normalmente, infatti, per una terrazza sono sufficienti 10-15 cm di risvolto, nei giardini si dovrà considerare una quota cautelativa anche in funzione di eventuali deflussi più lenti dell’acqua, a causa del diverso attrito sulle superfici e della differente velocità di captazione di scarichi e drenaggi, in funzione della loro quota e pulizia (se interrati).
Caso particolare è la tecnologia del “tetto verde”, che prevede una gestione con manufatti specifici sia dell’invaso del terreno che del drenaggio acque e bacino minimo di ristagno (essendovi anche il rischio di siccità per pendenze accentuate e spessori di terreno esigui).