Previsto un fondo di 500 milioni l’anno per dare nuova vita alle aree già urbanizzate, migliorandole in termini di sostenibilità ambientale, e contenere il consumo indiscriminato del suolo.
Con l’obiettivo di dare nuova vita alle aree già urbanizzate, di contenere il consumo del suolo e di ridurre i consumi, ha preso il via alla Commissione Ambiente del Senato l’iter per l’approvazione del nuovo disegno di legge sulla rigenerazione urbana, che prevede uno stanziamento di 10 miliardi di euro su un arco di vent’anni.
La rigenerazione urbana è una tema oramai di grande attualità, anche sulla scia degli obiettivi di neutralità climatica stabiliti dalla Commissione Europea con la prima proposta di legge europea sul clima, che prevede che l’economia e la società europee raggiungano zero emissioni nette entro il 2050.
Previsto un Fondo da 500 milioni l’anno per cofinanziare i bandi regionali per la rigenerazione urbana, oltre a vari ulteriori incentivi fiscali.
Con questo ddl, in poche parole, si richiede massima collaborazione tra Stato ed enti locali, quindi Regioni e Comuni, e privati per arrivare a bloccare il consumo indiscriminato di suolo: bisogna intervenire su quanto già costruito, migliorandolo in termini di sostenibilità ambientale con l’adozione del Piano nazionale per la rigenerazione urbana, questo l’obiettivo principale.
Per adeguarsi a tale piano nazionale le Regioni sono tenute a pubblicare i bandi con cui finanziare gli interventi proposti dai Comuni, indicando i criteri e le priorità decise a livello centrale nel Piano nazionale sulla rigenerazione urbana.
Il bando pertanto deve definire i contenuti minimi del Piano comunale, nonchè i criteri e le modalità per l’assegnazione dei punteggi a ciascun Piano necessari alla formazione di una graduatoria di merito.
Un progetto ad ampio spettro che coinvolge allo stesso modo, anche i Comuni che, a loro volta, dopo una ricognizione del proprio territorio, devono individuare gli ambiti urbani, e, su tale base, elaborare il Piano comunale di rigenerazione urbana.
Qualora i Comuni non disponessero delle risorse necessarie alla progettazione degli interventi ricompresi nel piano, verrà dato spazio a una progettazione attenta alla qualità del vivere e dell’abitare tramite concorsi di progettazione e di idee.
Le aree territoriali ricomprese nei Piani comunali, selezionati con i bandi regionali, saranno dichiarate aree d’interesse pubblico.
Per evitare interventi non in linea con le reali necessità degli abitanti, il ddl favorisce inoltre la partecipazione attiva dei privati cittadini che possono presentare proposte in merito alla ricognizione del territorio per individuare gli ambiti del Piano, nonché agli interventi veri e propri di rigenerazione.
Le risorse del Fondo sono destinate ogni anno:
– al rimborso delle spese di progettazione degli interventi previsti nei Piani comunali di rigenerazione urbana selezionati;
– al finanziamento delle spese per la redazione di studi di fattibilità urbanistica ed economico-finanziaria d’interventi di rigenerazione urbana;
– al finanziamento delle opere e dei servizi pubblici o d’interesse pubblico e delle iniziative previste dai progetti e dai programmi di rigenerazione urbana selezionati;
– al finanziamento delle spese per la demolizione delle opere incongrue;
– alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico, da destinare alle finalità previste dai Piani comunali di rigenerazione urbana approvati.
Viene poi istituita una sorta di cabina di regia nazionale costituita dai rappresentanti del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero per i beni e le attività culturali, del Ministero dell’economia e delle finanze, delle Regioni e Province Autonome, che ha il compito di coordinare l’utilizzo dei fondi pubblici e monitorare, in qualità di supervisore, gli interventi, i concorsi di progettazione e una serie di altre misure di semplificazione in materia di urbanistica.