Sebbene le crepe o le fessurazioni nel calcestruzzo siano tipiche, non è sicuramente una buona idea ignorarle.
Queste formazioni, dovute in genere al ritiro da essiccazione, al diverso gradiente termico o ad altre cause sono generalmente lievi e causano pochi problemi.
Può purtroppo capitare che una crepa della fondazione si allarghi nel tempo e porti infine ad infiltrazioni d’acqua o, eventualmente, nella peggiore delle ipotesi, alla perdita di integrità/stabilità strutturali.
Fortunatamente, esistono molte tecniche per analizzare e risolvere queste problematiche a volte senza la necessità di scavi costosi e distruttivi o di drenaggi che non sempre risultano agevoli.
Tra queste tecniche riparative va sicuramente menzionata l’iniezione a bassa pressione di un materiale riempitivo (in schiuma epossidica o poliuretanica o a base cemento).
Per la riparazione di crepe sul pavimento in calcestruzzo invece, esistono vari materiali tra cui gli impermeabilizzanti cementizi, gli epossidici e la poliurea.
Nell’iniezione lo scopo è quello di riempire le fessure con materiale a bassa pressione in modo da garantire che siano completamente riempite.
Quale materiale è migliore per riparare le crepe del calcestruzzo: resina epossidica o poliuretanica?
Come sempre nel mondo dell’impermeabilizzazione sottoquota non esiste una risposta univoca in quanto entrambi i materiali possono svolgere tale compito e gli applicatori possono semplicemente scegliere il materiale con cui hanno più esperienza.
Esistono però alcune linee guida generali: se la fessura deve essere riparata a livello strutturale è consigliabile utilizzare una resina epossidica mentre se la fessura deve essere riparata solo per prevenire perdite d’acqua una soluzione poliuretanica è di solito la scelta migliore.
Ovviamente questo è uno dei criteri di scelta in quanto devono essere valutati anche i tempi di indurimento, i tempi di presa, la pressione dell’acqua, modalità di finitura successiva oltre, naturalmente, budget a disposizione.
Una volta scelto l’applicatore e il materiale l’iniezione avviene solitamente attraverso i seguenti passaggi:
- Installare le tubazioni per l’iniezione
- Impermeabilizzare o riparare le aree circostanti lasciando scoperti solo i fori
- Procedere con l’iniezione vera e propria (di solito partendo dal basso e arrivando a rifiuto) chiudendo il foro e passando al successivo
- Rimuovere i tubi da iniezione una volta che il materiale sia maturato
- Eseguire operazioni di pulizia/levigatura, oltre naturalmente, ad operazioni di finitura e completamento dell’impermeabilizzazione (quali applicazioni di cementizi elastici, mastici idro-espansivi, malte rapide o coprigiunti in materiale polimerico)
La tecnologia ad iniezione è ideale per riparare crepe e fessure ma, proprio per la sua modalità di applicazione, risente di eventuali variabili che nel sottoquota risultano problematiche:
- Mancanza di adeguato drenaggio a sostegno dell’intervento
- Effetto moltiplicatore creato dalle fessure riparate (perché l’acqua in pressione insiste sempre nei punti “deboli”)
- Temporaneità della soluzione in quanto l’acqua può risalire (anche in funzione della variabilità della falda e della stagione)
- Impossibilità a controllare il reale utilizzo del materiale oltre il muro della fondazione (con eventuale dispersione in falda del materiale)
Proprio per i succitati motivi questa tecnologia di solito viene sempre abbinata ad altre soluzioni definitive (si veda il punto 5) che specie in ambienti vivibili devono garantire un ambiente asciutto in modo costante.