Per affrontare la problematica relativa l’intervento di rifodera o ricostruzione ex novo, bisogna partire dal quadro normativo vigente che regola nella fattispecie la tipologia d’intervento edilizio.
Ad oggi su tutto il territorio nazionale, la normativa fa riferimento al modello legislativo N° 1150 del 1942 che introduceva lo strumento del piano regolatore quale forma di controllo e pianificazione dello sviluppo urbanistico del territorio e riconfermato con forme diverse dalle vigenti legislazioni regionali.
Un modello legislativo che per quegli anni risultava essere rivoluzionario in quanto introduceva una prima forma di pianificazione dei territori comunali, con l’obiettivo di gestire il fenomeno relativo all’allargamento delle città sotto la spinta demografica.
Il quadro attuale
Oggi dopo quasi 70 anni e uno sviluppo economico che ha portato ad un allargamento dei centri e di tutti gli agglomerati urbani, si è cominciato a parlare di provvedimenti volti al contenimento del consumo di suolo e allo sviluppo della rigenerazione urbana, mantenendo un occhio di riguardo verso i temi riguardanti la sicurezza idrogeologica, l’ecosostenibilità e la normativa antisismica.
La risoluzione di queste problematiche è entrata a pieno titolo anche nell’agenda della politica europea, attraverso le linee guida del documento “Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo” con il quale si pone l’accento sull’eccessivo consumo di suolo nel vecchio continente.
Obiettivo di tale documento è quello di arrivare entro il 2020 ad una sensibilizzazione di tutti gli stati membri con il traguardo finale di un incremento dell’occupazione di terreno pari a zero da raggiungere entro il 2050.
Consumo netto di suolo zero non significa congelare l’infrastruttura urbana, impedendo in assoluto di occupare nuovo territorio, al contrario consente l’occupazione di spazi liberi purché questo avvenga a saldo zero quindi ripristinando aree di pari superficie in precedenza urbanizzate e impermeabilizzate.
L’esempio regione Lombardia
In questa direzione venendo più specificatamente al caso italiano, si pone la legge regionale N° 7 del 10 marzo 2017 promulgata dalla regione Lombardia e in parte recepita da disegni di legge in fase di approvazione in altre regioni italiane, relativa il recupero dei vani e locali seminterrati esistenti ad uso residenziale, terziario o commerciale, con l’obiettivo di incentivare la rigenerazione urbana, contenere il consumo di suolo e consentire l’installazione di impianti tecnologici di contenimento dei consumi energetici e delle emissioni in atmosfera.
Il recupero di interrati e seminterrati
Nel recupero quindi di ambienti seminterrati si dovrà tenere conto di tutte le prescrizioni igienico sanitarie vigenti, delle altezze minime tali da consentire l’accesso e l’abitabilità dei vani, oltre alla valorizzazione economica degli stessi.
L’ obiettivo finale risulta quindi quello di migliorare le condizioni di vita dei locali oggetto d’intervento, abbattendo quelle che sono le maggiori problematiche quali infiltrazioni di acqua dal piano di calpestio, umidità ascensionale sia in piano che parete, condense e cattivi odori.
E’ in questa direzione che si pone l’ intervento di rifodera, nell’ambito della riqualificazione di ambienti interrati oltre a quello di recupero di ambienti posti sul piano di campagna nel contesto di edifici storici.
L’importanza dell’analisi preventiva
Importantissima l’analisi preventiva da parte del tecnico progettista nel valutare la tipologia della struttura fondazione diretta o indiretta, continua o discontinua, l’idoneità della stessa a resistere ai carichi idraulici se presenti, la verifica dell’impermeabilizzazione e nel caso la valutazione del livello di riparabilità, oltre alla successiva considerazione relativa la spinta idrostatica se positiva o negativa.
Definite le condizioni preventive la scelta degli interventi dovrà essere opportunamente ponderata con l’utilizzo di tecnologie atte a prevenire le problematiche citate.
La rifodera impermeabile
Si potrà intervenire con sistemi chiusi integrali appunto come la tipologia della rifodera che prevede l’utilizzo di membrane idro-reattive posate sul fondo del piano da riqualificare opportunamente confinate da solette in c.a. atte a resistere alla spinta idrostatica.
Le stesse potranno essere collegate alla struttura esistente tramite connettori, unitamente a tecnologie propedeutiche alla posa delle membrane, quali betoncini strutturali impermeabili, unitamente a rivestimenti impermeabili ad elevata elasticità, oltre alla chiusura del sistema con giunti idro-espansivi a base di bentonite di sodio naturale.
Si potrà successivamente intervenire in parete con l’ausilio di barriere chimiche idrofobiche unitamente a intonaci deumidificanti e anti-condensa al fine di abbattere le maggiori problematiche derivate dall’umidità di risalita.
La rifodera rappresenta quindi una soluzione puntuale ed efficace per la risoluzione delle maggiori problematiche legate all’acqua, in contesti quali quello del recupero di locali interrati e come detto anche per la ristrutturazione di edifici storici senza ambienti interrati.
La rifodera rientra quindi a pieno titolo negli interventi facenti parte l’ambito delle riqualificazioni edili, contribuendo ad una valorizzazione ambientale ed economica del contesto abitativo oltre ad una importante spinta verso la rigenerazione e riqualificazione del tessuto urbano esistente, intervenendo sulle aree dismesse e sul patrimonio edilizio.