Più “verde” e più sicura, in particolare nei confronti delle acque alte, è la Venezia “ridisegnata” dal nuovo regolamento edilizio entrato in vigore a febbraio 2020.
Dopo il drammatico novembre dello scorso anno sul fronte delle acque alte, il Comune ha introdotto l’obbligo di paratie negli ingressi e vetrine di negozi e locali al piano terra in centro storico.
Inoltre è stata prevista la dotazione di pompe ad immersione e gruppo di continuità in caso di blackout.
Il fenomeno dell’acqua alta
L’acqua alta è un fenomeno ricorrente a Venezia che negli ultimi sessant’anni si è progressivamente aggravato sia come frequenza che come altezze, due casi su tutti: 194 cm il record dell’alluvione del 1966 e i 187 cm raggiunti a novembre 2019.
Come veniva gestita questa problematica?
Già a partire da metà degli anni Ottanta, i pionieri dell’impermeabilizzazione hanno dato il proprio contributo facendo realizzare le prime vasche a tenuta per l’acqua alta, chiamate in gergo “rifodere”.
Si tratta di una sorta di contro struttura interna in calcestruzzo impermeabilizzato all’epoca con innovativi pannelli idroespansivi biodegradabili in grado di raccordarsi con le paratie negli ingressi.
La paratie, molto diffuse a Venezia, altro non sono che lastre in acciaio removibili capaci di garantire la continuità d’impermeabilizzazione nei muretti delle vasche.
Cosa prevede l’attuale regolamento edilizio?
Oggi il nuovo regolamento edilizio impone l’utilizzo di tali paratie la cui funzionalità è possibile solo in abbinamento alla corrispettiva vasca, diversamente sarebbe come “usare un coperchio senza la relativa pentola”!
I riflettori si accendono quindi sulle vasche a tenuta le quali, negli anni, sono state diversificate per soddisfare molteplici esigenze costruttive.
Tali esigenze sono legate alla destinazione d’uso degli ambienti, alla presenza di corpi estranei (corpi passanti, impianti, opere accessorie) o alla necessità di non perdere spazi inutilmente.
Come sono cambiate le rifodere?
Inizialmente le rifodere erano totalmente in calcestruzzo,abbastanza invasive e sul piano orizzontale si ristabiliva la quota esistente grazie ad uno scavo che creava lo spazio per il nuovo getto.
Negli anni si è trovata una soluzione che prevedeva la sostituzione dei muretti in calcestruzzo, che occupavano circa 10-15 cm, con intonaci impermeabili fibro rinforzati.
Successivamente, grazie all’impiego di pareti in acciaio inox a confinamento dell’impermeabilizzazione, lo spessore si è ridotto ulteriormente arrivando pressochè a zero, questo con un evidente vantaggio sia per gli addetti ai lavori che per i fruitori dei locali.
Attualmente la nuova esigenza nasce dal citato innalzamento di quota delle alte maree (vedi novembre 2019) che deve essere contrastato aumentando lo spessore del getto a pavimento, la superficie che viene maggiormente sollecitata dalle sotto pressioni.
La recente introduzione sul mercato di un betoncino tricomponente rinforzato con fibre d’acciaio ad alte prestazioni, abbinato ad una sottile membrana multistrato idroreattiva e a specifici connettori d’acciaio, consente di operare con spessori del getto di soli 5 cm.
Questo è possibile grazie al sistema dalle elevatissime resistenze.
Risultati?
La tecnologia offre così una nuova risposta in soccorso a Venezia ed i suoi fenomeni naturali a rischio.
Intervenire a Venezia è sempre più materia per specialisti, le soluzioni qui devono essere a rischio zero: innovazione ed esperienza gli ingredienti di chi vi riesce.
Fabrizio Genovese